La Chiesa di S. Cesareo a Terracina commissionò al laboratorio artigianale di Anna Catena il restauro del crocifisso ligneo collocato nella Cappella del Battistero della Concattedrale. Il lavoro, avviato nel mese di marzo fu ultimato nel mese di maggio del 2005.
Il crocifisso della Cappella del Battistero della Concattedrale di Terracina, al momento di avviare il restauro, presentava uno stato di conservazione abbastanza buono: realizzato completamente in legno, appariva evidente, tuttavia, l’azione di agenti atmosferici e parassitari a cui questo materiale è naturalmente soggetto, e che nel corso del tempo avevano vistosamente intaccato ed eroso diverse parti della croce e del corpo. In particolare era evidente il distaccamento di alcune porzioni del panneggio posteriore, collocato intorno al bacino, attraverso il quale, tramite un perno, l’intera scultura era fissata alla croce. Inoltre, si notavano piccole riaperture nell’attaccatura delle braccia e della testa al corpo, scolpite separatamente e poi assemblate. La pittura che ricopre l’intero corpo si presentava, generalmente, in discrete condizioni di conservazione: era ricoperta da una patina di polvere, leggermente annerita dal fumo delle candele e logorata, all’altezza dei piedi, dalla devozione dei fedeli. Piuttosto evidente, invece, sulle mani, un recente intervento di restauro che aveva sostituito due dita erose dall’azione dei tarli (mignolo destro e indice sinistro) e ridipinti con colore nettamente diverso dal resto. Inoltre, si notavano lesioni nei palmi delle mani, dovute all’azione di un ulteriore e successivo fissaggio alla croce, con chiodi che avevano provocato il distacco delle ultime tre dita. La croce presentava, infine, una torsione dell’asse longitudinale e una finitura a pece greca, sicuramente non coeva e risalente, chiaramente, ad un intervento di restauro successivo alla costruzione.
L’intervento di restauro effettuato sul crocifisso, è stato di tipo “conservativo”, volto cioè a restituire all’oggetto, previa indagine conoscitiva, la relativa leggibilità, la sua funzionalità e, quindi, a ristabilire l’unità potenziale dell’opera. In ottemperanza ai princìpi stabiliti dalla “Carta del Restauro” del 1972 da Cesare Brandi e integrata nel 1985 dal Consiglio Nazionale delle Ricerche / CNR e dal Ministero dei Beni Culturali, gli interventi effettuati hanno mirato alla conservazione e alla prevenzione dell’opera, preservando condizioni intrinseche ed estrinseche le più vicine possibili a quelle originali, salvaguardando, nel contempo, le tracce che il passaggio del tempo ha segnato.
Il lavoro realizzato e il risultato ottenuto, hanno confermato la validità dei criteri e dei modi operativi per eseguire l’intervento. Il restauro, infatti, oltre a risanare e a riconsolidare il crocifisso, ripristinandone la struttura, la forma e il colore, ha potuto far emergere alcuni interessanti particolari utili non soltanto ad una migliore comprensione dell’opera, ma anche alla sua ulteriore conoscenza. Le nuove informazioni, infatti, saranno sicuramente valide per un aggiornamento della sua scheda di archiviazione, contribuendo a lasciarne una indispensabile memoria per chi, domani, volesse approfondirne la storia.